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da un amico.

"Vorrei fare un augurio: che questo Natale possa portare a tutti un po’ di coraggio per credere che ci sia ancora qualcosa in cui vale la pena di credere. Penso che tutti ne abbiamo davvero bisogno. Auguri di Buon Natale." Vincenzo Di Francesco

God rest ye, merry gentlemen

La porta scricchiola aprendosi, e l’aria fredda si ferma bruscamente fuori dalla porta, non azzardandosi neanche a sbirciare dentro. Il crepitio del fuoco saluta, e la luce arancione come il tramonto sul monte lo abbraccia. Si toglie la giacca, e sospirando si siede in poltrona. Sembra quasi banale, pensa, sorridendo. Legge e rilegge il biglietto, felice. Fuori dalla finestra la notte avvolge la valle, il lago, la ferrovia e i campi, e il vento sussurra una ninna nanna dolce come le colline tutto attorno. “I look at the world and I notice it’s turning…”

the way your heart sounds

Un’alba fugace, il tempo di un battito, come ritrovare una vecchia foto in un baule. Così lontani, così vicini, come la cima del monte arancione e la neve su in alto. Alcune persone hanno il fuoco dentro, in qualunque circostanza, e mi sento così piccolo, a volte. Il vecchio ragno è ancora lì, si ferma a guardare la tela e resta imbambolato davanti alla farfalla che le svolazza intorno come a complimentarsi. Mi sorride, felice. Corpi e anime, gli occhi chiusi, il vento che scompiglia i capelli, il mare che sussurra una ninna nanna. Tornando a casa, gli occhi aperti, la mente viva, il cuore in fiamme.

come ruggine

Ascolta il rumore del treno che lascia la valle, sparendo in una galleria. “Non riesco proprio a dimenticarmi il tuo sorriso. Sorrisi ne ho visti tanti, ma il tuo è speciale. Un sorriso sincero, di cuore. Sincero come il mare d’inverno. Se penso a te mi viene la saudade, che è una parola portoghese intraducibile, che è il senso di nostalgia per qualcosa che non è mai successo. Due mondi opposti, probabilmente. Si sta facendo sera, e il Sole non si specchia più nel lago.” Pensieroso, si fruga nelle tasche cercando le prime stelle nel cielo scuro, e a tastoni trova una foglia dorata, rimasta lì chissà da quanto. Ne sente il profumo, e guarda il lago, come a volerla lasciare lì a galleggiare. Sospira, la rimette in tasca e si dirige verso casa.

la memoria del lago

Era un chiaro pomeriggio di tardo autunno, e le rive del lago erano tinte di talmente tanti rossi e arancioni da offuscarne la bellezza. Ci passeggiava intorno, pensieroso. “Alla fine, il lago è malinconico. Sta lì, in mezzo alle montagne, non si muove, e osserva ciò che gli sta intorno. Ogni tanto qualche pesce lo solletica, il vento lo accarezza e le foglie lo baciano delicatamente. Lui resta lì, impassibile. Alcuni laghi, certo, hanno dei fiumi che entrano ed escono, ma questi lasciano il tempo che trovano. Tutto ciò che cade nel lago resta lì, e lui non può dimenticarselo. Per questo è malinconico: ciabatte, lavatrici, monetine, anelli nuziali, vecchi vestiti, lacrime di saluti amari e amori perduti. È tutto lì, sul fondo, assieme ai sassi, che del lago custodiscono i ricordi.” All’improvviso, il suo riflesso nell’acqua lo guarda serio, e non può fare a meno di sorridere. Lontano, un treno viaggia sferragliando tra le valli, e il sole sta per tramontare.

bleak

così finisce, lavata via dalle mie mani fredde in un lavandino dell'ospedale. finisce, ma non se ne va. resta, con il tuo profumo, nelle nuvole nere d'inverno e nel vento gelido del pomeriggio. lascio che sia la musica a gridare per me, e inghiotto le lacrime.  "i sassi scricchiolano di nuovo sotto le scarpe, e mi si chiude lo stomaco quando capisco. il mattino arriverà, ma per ora è notte. lunga, buia e fredda."

"lose yourself"

"dove cazzo sono finito? è buio, fa freddo e non ho idea di cosa ci sia davanti a me. e domani, ah, ci devo arrivare, a domani. le mani mi fanno male, e gli occhi bruciano. solo il rumore dei sassi ad accompagnarmi. c'è un lampione, fioco, dapprima, ma più brillante man mano che mi ci avvicino. la luce è quasi disturbante, mi mette a disagio. e improvvisamente sono solo nel nulla creato dall'ombra profonda oltre la luce. c'è un cartello." Perdetevi. Senza farvi (troppo) male. Non esiste misura nello smarrimento... è una cosa a cui bisogna essere preparati. "riprendo a camminare, mi getto nell'ombra. dopo i sassi trovo un prato, e mi lascio il lampione alle spalle, ad affievolirsi. continuo a camminare. basta aspettare, e arriverà il mattino." grazie, di nuovo.

pioggia #2

la pioggia accarezza il tetto, la notte mi culla, e le sfuggenti note di una voce dolce accompagnano un pianoforte leggero. scrivo. se potessi strapparmi di dosso l'anima e lasciarla su un pezzo di carta o su una pagina web, sarei soddisfatto del risultato. invece, devo scrivere, e riuscire a far passare quello che sento attraverso un sottile rivolo di inchiostro, e poi attraverso i tasti mi riesce più difficile di quanto sembri. ah, questo tempo che ci tira tutti quanti scemi. certe volte vorrei proprio lasciarmi andare, sdraiarmi sul letto e guardare il soffitto finchè non mi stufo o mi addormento. non ci riesco, però, perchè prima di stufarmi o addormentarmi mi torneresti in mente. oltre le nuvole, una luna d'inverno.

"in your eyes"

amo quando l'universo mi concede una pausa dalle mie paranoie, preoccupazioni e idiozie. ci sono occhi difficili da decifrare, occhi misteriosi, occhi bui, ma anche altri occhi. ci sono occhi indecisi, occhi innamorati, occhi imbarazzati, occhi teneri e occhi che amano. se fosse vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, dovremmo essere tutti scrutatori di anime. ma gli occhi che ho visto oggi avrebbero potuto squarciare le nuvole e fermare un temporale. 

postcard

Afferro quest'ultimo brandello d'estate, come trattenendo argento vivo tra le mani. I sorrisi e le parole mi sfuggono, e il sole mi scalda. Alla fine, però, scivola via anche lui, come una cavalletta che si divincola dalla tela, nell'ultimo fieno fresco dell'anno.  E le cose continuano ad accadere, incuranti dei miei pensieri.

if

Questa cosa l'ho scritta almeno un paio di volte: è incredibile quanto le piccole cose ci cambino (e anche oggi, niente ragno. che non diventi un'abitudine!). Certo che quando le coincidenze si allineano come i proverbiali pianeti, ci viene da pensare. è così che mi sono sentito, oggi, guardando le nuvole, il mare, il mio riflesso sul paesaggio che corre, fuori dal treno: vuoto, eppure vivo. Incostante come un'onda, eppure convinto come il molo contro cui l'onda si infrange, e ci bagna di ricordi mai così vividi. Il treno è pieno, stavolta, di amanti, viaggiatori, curiosi, famiglie e poeti che di essere poeti lo pensano solo loro. La differenza è che alla fine non ci sei tu ad aspettarmi. "but I miss you, most of all, my darling when autumn leaves start to fall"

Doom and Gloom

Titolo un po’ scontato, sì. Ma scontata non è la nuova canzone degli Stones. Gli stessi Stones che accompagnano il picchiettare delle dita sulla tastiera proprio adesso. Niente ragno, stasera, niente Rorschach, niente misteriosi personaggi indecisi. Solo io. E quando sono da solo, è come se le storie si vergognassero a uscire, come se non volessero farsi notare. Non è vero, forse, dato che sono uno stronzo narcisista (o un falso modesto?) e lo sapete tutti. Ma se racconto storie in cui non sono io il protagonista mi riescono meglio. Forse perché faccio finta che non parlino di me. E ogni tanto mi chiedo: si capisce di chi parlano? Perché se il ragno, per dire, parlasse adesso, non sarebbe difficile capire di chi sta parlando. O forse sì, dato il casino che ho in testa come al solito (qualcuno lo sento già, “sei un immaturo!”). Perlomeno la paranoia non si prende gioco di me come ha fatto spesso in passato. O magari, per dire, nessuno lo capisce perché nessuno che può capirlo le

Rorschach

“Molte cose mancano di senso. Come può esserci speranza in questo mondo corrotto? Questo mondo in cui il putridume strisciante è libero di prosperare, in cui le passioni umane, il desiderio dell’ignoto e la potenza della mente sono sepolti sotto cumuli putrescenti di cadaveri, e la morte ride trionfante. Questo mondo vuoto, questi uomini senza fuoco, che uccidono ogni scintilla di poesia, e stuprano i desideri appena nati. Può esserci speranza? Può esserci fuga? Può esserci vita?”

rock n'roll heart

"e i miei sogni sono pesci che abboccano al risveglio" oggi non sapevo se scrivere o no. non sapevo se vomitare tutto l'odio di questa giorno di pioggia, senza un tramonto arancione pieno di ricordi che non so, o concentrarmi su un sogno.  ti ho sognata, e queste parole scivolano via come l'inchiostro sul foglio, e anche se sto crollando dal sonno e il mondo è a pezzi e chiunque si sarebbe già stufato da tempo, ti ho sognata. quindi, ho deciso di scrivere, e di concentrarmi sul sogno. mi appoggiavi la testa sulla spalla, e mi baciavi teneramente su una guancia.  è stato un sogno, effimero come le foglie d'autunno, o un fantasma d'inverno. ma da che mondo è mondo la primavera non si fa scoraggiare facilmente. buonanotte.

"Le nuvole hanno poca memoria, ma l'erba resta dov'è."

"Ormai ti ho persa. Ho aspettato e aspettato, sperando e disperandomi. Ma non è servito. Potresti avermi degnato di uno sguardo, potresti esserti innamorata di me, persino. A quanto pare, certi futuri non possono realizzarsi. Non da soli, almeno. Chissà, un giorno ci ritroveremo, forse." Il ragno, così, si rintanò nel suo buco, sospirando nel vedere la sua tela strappata. Mentre la lucertola, persa di nuovo la coda per un gatto che non c'era, fuggiva nell'erba.

autunno

“Fuori fa freddo. Dentro non è molto meglio, ma almeno non mi si intirizziscono le mani. Il solito angolo è buio, mi scruta dentro come il ragno che si cala lentamente, dondolando di fronte alla finestra sulla sua tela. Poi, ti vedo.   Appari algida come la morte, bella da far male agli occhi. La mia morte, dolce morte. Distogli lo sguardo per un attimo, come ad aspettare l’inizio della tempesta. Il tuo profumo mi inebria. Chiudo gli occhi. E non ci sei più. Il ragno ha finito la tela, e si è nascosto nel solito angolo. Guardo fuori e sento la pioggia cadere, e sembra quasi che il cielo grigio mi parli.”

song to the siren

Ci sono cicatrici che non vogliono saperne di guarire. Come il ragno non riesce a rifare la tela dopo che è stata spezzata, non riusciamo a dimenticare. Nel verde del mare, nell’azzurro del cielo o nel grigio del vento d’autunno. Restiamo lì, su uno scoglio, a guardare come le onde cancellano l’ennesima estate già finita, e ci ricordiamo di tutti i pomeriggi passati e futuri, di tutti gli abbracci dati e persi, e di tutte le vite. Ci innamoriamo dell’inverno, persino. 

zero

sleepless, breathless, faithless, hopeless, starless, groundless, colourless, ageless, merciless, pointless. more and more and more and more and more and more and more and more and more and more.

"one more of me"

mi chiedo se non mi stia davvero ritrovando in quella frase. "sometimes we simply choose to cradle ourselves in that pain and suffering" non ho motivi per non crederci, eppure sto ancora qui a preoccuparmi.  il tempo passa, ricomincia a piovere e medito sul futuro. finora non ho fatto altro che pensare. e se avessi pensato troppo? non mi resta che sorridere.

long way home.

Nichilismo delle 7. “What if it’s something they just don’t understand? Is it the last episode for me?” A volte la vita è una galleria, e non vedi la fine, non sai se il treno va verso la direzione giusta, e l’uscita è solo una parola su un cartello. E sorridi. Come una scheggia impazzita nel tempo inizi a sperare che i sogni ti diano le risposte che cerchi, mentre quel cuore disegnato sulla mano sbiadisce, e non sai se ripassarlo o restare lì a vederlo sparire. Ci sono persone che non dimentichi, nei cui occhi vedi il mondo, e il riflesso di te stesso, anche quando non li guardi. Anche quando piove e non capisci se la pioggia ti lava o ti sporca. Sono qui, e penso. Ancora. Penso e sono arrivato a non sapere più niente. Cosa resterà di me? Cosa resterà di te? Genova-Torino, 2012

at the gates of hyperion

An ocean away from everything, an ocean away from you, an ocean away from my fears, an ocean away from desires. Lost in life. As this hot, long night speaks to me, I keep remembering that smile, and yet my main concern are accents. My thoughts keep roaming in my head, and they have never been so alive. Good night.

il ragno e la lucertola

Le lucertole sono così diverse dagli uomini. Sgambettano frettolose per cercare un po’ di Sole, anche nel più torrido luglio, e non temono gli anfratti più bui delle colline sassose nel più freddo dicembre. Le lucertole sono animali curiosi, che lasciano cadere la coda quando si spaventano. Ma quella coda non ricresce più, quella nuova non ne avrà le cicatrici e i ricordi. Quelli resteranno, forse, alla lucertola. Il ragno è così diverso dalla lucertola. Non sgambetta frettoloso, ma medita pazientemente, aspettando la prossima preda. E nel frattempo tesse la sua tela, ne tesse una, due, tre, finchè la falena non vi resta intrappolata nella notte sbagliata. Il ragno è un animale curioso, tutti hanno paura di lui, ma non si rendono conto di essergli così simili. Il ragno si lascia la tela alle spalle, magari la abbandona, ma non si dimentica di averla intessuta. La mia tela è qui, lasciati andare.

"parli di vita e di morte"

Ci sono troppe cose che non riesco a spiegarmi, e non mi lasciano dormire, come un ragno sulle lenzuola. Troppe cose rimaste in sospeso, troppe cose poco chiare, troppe cose. Mi chiedo se sia nella natura umana complicarsi la vita in questo modo, se sono io che me la prendo troppo, se il mondo sia impazzito. Troppa erba da tagliare, e non so se prima finirà la benzina o arriverà la pioggia.

[unreachable]

Giornate così piene, eppure così vuote. Il profumo dell’erba bagnata, l’odore dell’estate, e le lucertole che sfuggono all’ombra sgambettando. Davvero il tuo cuore è così freddo? Quando non capisco mi perdo nella mia mente. A pensare. Una brezza gentile entra dalla finestra e mi saluta.

down by the river

“indovina un po’.” “sembra una di quelle versioni di greco che iniziano facili e finiscono assolutamente incomprensibili.” “già” “e tu come te la cavi?” “non ne ho idea. Seriamente, non ne ho la minima idea”. Ci sono quelle giornate un po’ così, in cui ti sembra di avere il mondo in pugno, finché non ti accorgi che il mondo è fatto di sabbia, e può scivolarti via tra le dita senza farsi notare. E la cosa peggiore è quando sai benissimo che il mondo lo vuoi, potresti afferrarlo così, in un lampo. Ma come un lampo ti spaventa, e ti fermi un attimo prima di stringere il pugno. E ne sai meno di prima, e la versione non si traduce da sola. “non è un gran inizio” “ma è un inizio” “sicuro?” "Be on my side, I’ll be on your side"

[...]Glowed into words

è davvero tanto che non scrivo qualcosa di serio. non vedo perchè stavolta dovrebbe essere diverso. da quando sono tornato non ho avuto un attimo di pace, forse perchè in fondo mi piace essere incasinato. non sto fermo un attimo, cambio idea ogni giorno e il giorno dopo non capisco se ho fatto bene. e le coincidenze, ragazzi miei, sono davvero troppe. certi giorni mi sembra che tutti gli atomi siano esattamente dove dovrebbero essere solo per farsi notare da me. come un fuoco che non riesce a restare spento, come neve che non si scioglie al sole. come in una partita a scacchi.

this way

A volte ci sono giornate che sonnecchiano tutta la mattina, e si svegliano al pomeriggio. I raggi del sole che ti fanno i complimenti per il giardino in ordine, la corsa sotto la pioggia, i caprioli sfuggenti come un tramonto d'estate, tredici canzoni in shuffle e non ne skippi neanche una. "Half of what  I say is meaningless" Quante coincidenze. Magari domani scriverò del viaggio, intanto buonanotte.

tempo e altre cose.

Con i capelli spettinati, mi guardo allo specchio e mi accorgo di assomigliare a mio padre. Così simili, ma così diversi. Stasera, di fronte a quelle nuvole rosa, sotto la pioggia, ho sentito gli alberi parlare, anche sopra il rumore della macchina. Fuori è bagnato, ma mi chiedo se non mi sto asciugando sempre di più, come una conchiglia spiaggiata. Ho una canzone in testa da tutto il giorno, e non l’ho ancora ascoltata. “Unchain my heart…” Vecchie foto di fantasmi che ogni tanto ritornano, quel vago sapore che non ti ricordi cos’è, e ti sembra tutto un po’ sconclusionato. Sempre quel sorriso.

misunderstandings

La notte, a volte, non porta consiglio. La notte a volte solleva ancora più dubbi di prima. Ma non cancella le certezze. Guardando fuori, vedo queste nuvole che si ammassano nella sera, e non so se esserne affascinato o spaventato. Un po’ come te. Eppure, non so niente. Non c’è nulla di cui aver paura. Probabilmente è semplicemente un’incomprensione. E io esagero le cose. A volte la migliore musica è il silenzio, diciamo. Un altro Sole sta nuotando oltre le nuvole, non vuole farsi trovare o si è dimenticato come si cammina? Oh, guarda, non piove sulle montagne, sembra quasi che sorridano.

#2

“sei fottuto, stai prendendo a testate un muro.” “ma-” “non capisci proprio, eh? Guardati. Sei lì, perso nel vuoto. Sei lì che non capisci niente, vivi la tua vita come se niente fosse, e solo quei tre, quattro sanno che cazzo succede in quella tua testolina. Dannazione, ma non ti ho insegnato proprio niente? Tutti i tuoi errori non sono serviti a qualcosa? A quanto pare no. Sei un idiota. Un romantico idiota.” “vaffanculo. Continuerò a prendere a testate il muro finchè non avrò capito cosa c’è di là.” “fai come credi.” “buonanotte.”

[untitled]

O man, man, man. Such beautiful creature, Such struggle and pain. O life, Life, Life. It’s astonishing, It’s been so long, And still God’s got no answer. We have such strength in us, We give such love to all, And we do not give up. And live.

Like It Or Not

“è così che funziona. È tutto amplificato. Hai la nausea, le vertigini, stai veramente da schifo. È come quando fa caldo per un po’, e poi torna il freddo. Ma qui non la finisci mettendoti un maglione. Devi accendere il fuoco, e tenerlo acceso. È come una nuova era glaciale, amico. Quando arriva, se non ti adatti sei fottuto, che ti piaccia o no”.

gocce

Uno sguardo, un sorriso, una voce. Quanto poco basta. Siamo talmente abituati a sapere tutto e subito, ad avere tutto e subito, che ci dimentichiamo di ascoltare. Tutte le cose hanno qualcosa da dire, tutte le cose hanno una storia, breve o lunga che sia. Un sasso è lì, e aspetta, da milioni di anni, cosa ne sappiamo noi di cosa ha visto, ascoltato e fatto, persino, quel sasso. Una goccia d’acqua non fa in tempo a vedere le foglie dell’albero che fa già parte della prossima pozzanghera. Un tuono dice quello che il lampo si è dimenticato. E io sono qui, ancora. Sono qui, perso tra il profumo della terra bagnata, il rumore della pioggia e il tuo sorriso, e sto cercando di ascoltare. E non riesco a smettere di pensare a quel domani che è un ragno in corsa sul suo muro, o alle foglie. O a uno sguardo, un sorriso, una voce.

Supersonic

“a quarant’anni ci può essere più vita che a neanche venti”. Tatuaggi, capelli lunghi e uno sguardo feroce, pronto ad azzannare la vita. Mi stupisco ogni giorno di come il rock n’roll possa non voler morire mai, in certe persone. E meno male. Tanti auguri, Mario.

click

Una volta si scrivevano le poesie. Una volta quando capitava qualcosa di straordinario e si sentiva l’esigenza di condividerlo col mondo si pubblicava un libro. Adesso, click. Però voglio provarci lo stesso. Sto bene come non stavo da parecchio tempo, esagero tutto, e vedo fiorellini, arcobaleni e unicorni. In tutto questo casino, qualcosa mi ispira di nuovo. In realtà, più che qualcosa, qualcuno. Più che qualcuno, qualcuna. È una sciocchezza, mi sembra di essere tornato bambino da tanto poco ho per essere così allegro. E non ho idea di quello che farò. Seriamente, non ne ho la minima idea. Non so da dove cominciare, non so come continuare e non so cosa fare dopo. Ma il punto è che ho voglia, di cominciare. Mi chiedo se il me stesso di anche solo due anni fa avrebbe scritto queste cose su internet, e mi rispondo che mi sento ridicolo a farlo anche adesso, ma come ho detto prima, click, non posso mettermi a pubblicare un libro. Forse dovrei andare a dormire, data l’ora tarda ch

.pioggia

vita, vita, vita. mi sorprendo sempre di come riesci a farci capire che ce n'è ancora, di te. profumi di pioggia di primavera.

ocean blues

il mare non era limpido, l'aria era scura e densa. l'odore del sale era coperto da quello del diesel, e sono tornato a tutto quel tempo fa, forse come ieri. e la musica che passano in radio fa veramente vomitare. è tutto il giorno che penso, la notte ho pensato a lei, e adesso non penso neanche a te. domani non so cosa succederà. ho ancora abbastanza anima da pensare.

marzo

Oggi mi sono ricordato di te. Non è che mi sei tornata in mente, non penso di essere più di un vago ricordo per te, chissà cosa stai facendo, figurati se trovi il tempo per tornarmi in mente. Poi sono sempre stato un egocentrico. Mi sono ricordato di te in un film, con quegli occhi, quel viso, e mi sono ricordato dei baci dolci, delicati e amari. E degli abbracci. Ma non ha fatto male. Mi sono stupito di me stesso. Se non fa male vuol dire che è passato per davvero. Mi sono semplicemente ricordato di qualcosa di bello, qualcosa che non mi riesce spesso ultimamente. Poi lei ha pianto, e l’ha abbracciato, e mi sono ricordato di quando lo facevi tu. Mi chiedo se ogni tanto tu ti ricordi di me. Mi chiedo, a volte, se non sia tutto solo un sogno. Quello che è certo è che fuori è tutto secco ma la primavera è arrivata, e non puoi mai sapere quando comincerà la prossima pioggia di marzo. La prima pioggia di questo nuovo marzo.

"William, it was really nothing"

Alzarsi e uscire, e sentire la terra umida che ti saluta. La nebbia che sfuma nel mattino, e l’aria tiepida. Una volta di più, dubbi. Una volta di più, vaffanculo! È tutto più bello. Niente di che da dire, molto da vivere, stavolta.

"scar tissue"

cicatrici come tatuaggi della vita. tempo come armadio pieno di cose. arriverà la primavera. "I'll make it to the moon if I had to crawl"

parentesi quadre

Anche basta. Restiamo chiusi in questi bozzoli, protetti dalla tastiera, riscaldati da un cursore, e felici. Prendiamo questa vita morta, prendiamo questo inverno per i capelli, prendiamo tutto nelle nostre mani, cazzo. Prendiamo una decisione, prendiamo LA decisione. Decidiamo di parlarle, decidiamo di consegnare un manoscritto, di entrare in studio, di aprire il garage, decidiamo, facciamo, viviamo di nuovo. Troppa gente rinchiusa in un bozzolo, tanto che non sembrano neanche loro, troppa gente così morta che mi chiedo se sia possibile resuscitarla. E sono il primo. In questo inverno buio, sono il primo. Ma adesso, anche basta. Che la vita è una figata l’ho già detto, adesso sarebbe anche ora di iniziare a viverla.

[excerpt]

April is the cruellest month, breeding Lilacs out of the dead land, mixing Memory and desire, stirring Dull roots with spring rain. T.S. Eliot, The Waste Land, l.1-4

L'inverno ci tenne caldi

Mi perdo nei tuoi occhi blu, verdi, grigi, nel rosso dei tuoi capelli, come ruggine, come il sole sulla collina al tramonto, mi perdo nel bianco della tua pelle, ogni volta mi perdo. E ogni volta ritrovo la strada. Ogni volta sono più vicino alla luce. E ogni volta riesco quasi a dimenticare. Ma voglio dimenticare? Voglio dimenticare tutto? Se così fosse non mi perderei, continuerei per la mia strada. Cosa posso fare per non far riaprire la ferita ogni volta, per non sanguinare più? Cosa posso fare per lasciarmi alle spalle un passato che non guarisce, senza dimenticare ma dimenticando? Tutte queste domande e ogni volta le risposte sono sempre più difficili, sempre più lunghe. E ogni volta mi ritrovo a pensare. Poi però mi ritrovo. E penso. Sopravviverò.

"the ghost of saturday night".

Una di quelle sere che non ti dimentichi, una di quelle sere che ti fanno sentire vivo. Una di quelle sere che ti fanno sentire. Esci, incontri un amico, parli di wow, fa un freddo ragguardevole e ridacchi pensando che era parecchio che non ti divertivi così. Poi entri dove dovevi andare, al caldo, e incontri Mario, quasi quarant’anni, un po’ Eddie Vedder, un po’ Tom Waits e un po’ Jeff Buckley, come doveva essere in una di quelle sere al Sin-è in cui nessuno se lo cagava ma lui continuava, e meno male. Il ruggito di un animale da palcoscenico come pochi, che riesce a rendere emozionante anche le cose più scontate, che diciamocelo, Zombie manca solo la cover di Nonna Papera e poi l’hanno fatta tutti. E riesce a farti tornare la voglia di riascoltare quella canzone dei Foo che ti eri quasi dimenticato, e ti rinfranca sapere che “tutti soffrono”, e ti ricorda di non lasciarti andare, mai. E ti ricorda che il disagio può essere un’emozione che crea nuove emozioni, e che di sicuro a quasi

così.

Così ci riprovo. il primo tentativo di blog era fallito miseramente. stavolta potrebbe andar meglio, chissà. un grazie a Mario e alla sua musica che mi hanno fatto venir voglia di scrivere ancora, e un grazie a chiunque sia scritto qui, oggi o domani o chissà. "Buona vita a tutti!"