la memoria del lago


Era un chiaro pomeriggio di tardo autunno, e le rive del lago erano tinte di talmente tanti rossi e arancioni da offuscarne la bellezza. Ci passeggiava intorno, pensieroso.
“Alla fine, il lago è malinconico. Sta lì, in mezzo alle montagne, non si muove, e osserva ciò che gli sta intorno. Ogni tanto qualche pesce lo solletica, il vento lo accarezza e le foglie lo baciano delicatamente. Lui resta lì, impassibile. Alcuni laghi, certo, hanno dei fiumi che entrano ed escono, ma questi lasciano il tempo che trovano. Tutto ciò che cade nel lago resta lì, e lui non può dimenticarselo. Per questo è malinconico: ciabatte, lavatrici, monetine, anelli nuziali, vecchi vestiti, lacrime di saluti amari e amori perduti. È tutto lì, sul fondo, assieme ai sassi, che del lago custodiscono i ricordi.”
All’improvviso, il suo riflesso nell’acqua lo guarda serio, e non può fare a meno di sorridere. Lontano, un treno viaggia sferragliando tra le valli, e il sole sta per tramontare.

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