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Visualizzazione dei post da marzo, 2013

in morte di Tyche [carme]

Ogni giorno lottiamo contro il destino: ma il destino non è una cosa scritta, prestabilita. È semplicemente l’imprevedibile, Tyche (quella di Tucidide). Ecco, noi ogni giorno combattiamo contro Tyche. Non è nemmeno una battaglia persa in partenza, semplicemente non è una battaglia. Perché Tyche non combatte, Tyche semplicemente è. Anche una cosa così semplice come farsi avanti, chiedere o dare un numero di telefono, può diventare complicato come cercare di accendere un fuoco senza fiammiferi, accendini o manuale delle Giovani Marmotte. Se poi uno è già imbranato di suo, non ne parliamo. Quindi, come possiamo gabbare Tyche? Non possiamo batterla, perché non stiamo lottando, e non possiamo preoccuparcene ogni volta (e lo facciamo, troppo spesso). Possiamo guardare oltre, però. Possiamo buttarci, senza pensarci troppo ogni volta. Di solito funziona. Non resta che provare (di nuovo).

index

Come moriamo? Moriamo di corsa, con il sapore del sangue in bocca, il fiato corto e la fronte sudata. Moriamo sputando quell'ultimo brandello di umanità che ci resta, tra un caffè e l'altro. Moriamo senza avere il coraggio di confessare la bellezza quando sarebbe così semplice, così bello. Moriamo ascoltando per l'ennesima volta quella canzone, sperando che oggi ci aiuti ad andare oltre. Moriamo senza vedere mai il Sole, eppure cercandolo perennemente. Vorremmo vivere, ed è già ieri.

paura

Paura, paura, paura. Cos’è la paura? Ve lo spiego io, cos’è la paura: non è niente. La paura è una bestia con cui ho avuto spesso a che fare, in questi ventitré anni. Paura di non essere all’altezza, paura di essere preso in giro, paura del buio, paura di essere da solo. Generalmente, fin da quando ero piccolo, ho avuto dei problemi a relazionarmi con le persone: all’asilo, perché ero bravo ed educato (fatto ovviamente intollerabile dai compagni); alle elementari, perché ero bravo, educato e avevo le gambe storte (ah, i bambini e la loro leggiadra crudeltà), che ancora ho, per inciso; alle medie, perché ero bravo, educato, avevo le gambe storte, mi faceva schifo il calcio e non bestemmiavo agli allenamenti (di calcio: ebbene sì); alle superiori la situazione ha iniziato a migliorare: di certo non ero il più figo, ed ero abbastanza grasso, oltre che originale nel modo di vestire (dando spesso retta a mia madre su scarpe tremende) ma c’erano altre persone come me, e ho superato