Doom and Gloom


Titolo un po’ scontato, sì. Ma scontata non è la nuova canzone degli Stones. Gli stessi Stones che accompagnano il picchiettare delle dita sulla tastiera proprio adesso.
Niente ragno, stasera, niente Rorschach, niente misteriosi personaggi indecisi.
Solo io.
E quando sono da solo, è come se le storie si vergognassero a uscire, come se non volessero farsi notare. Non è vero, forse, dato che sono uno stronzo narcisista (o un falso modesto?) e lo sapete tutti. Ma se racconto storie in cui non sono io il protagonista mi riescono meglio. Forse perché faccio finta che non parlino di me. E ogni tanto mi chiedo: si capisce di chi parlano? Perché se il ragno, per dire, parlasse adesso, non sarebbe difficile capire di chi sta parlando. O forse sì, dato il casino che ho in testa come al solito (qualcuno lo sento già, “sei un immaturo!”). Perlomeno la paranoia non si prende gioco di me come ha fatto spesso in passato. O magari, per dire, nessuno lo capisce perché nessuno che può capirlo legge le storie! So chi le legge, e non sono quasi mai i protagonisti, e se lo sono di sicuro non sono LE protagoniste.
Quindi se io oggi, qui, dicessi che ogni volta che ci ritroviamo, in un modo o nell’altro, mi ricordo di come e perché mi sono innamorato di te, e metto in dubbio tutto quanto, è probabile che passerei del tutto inosservato. Anche dopo una giornata come oggi, in cui ti sei arrampicata su di me come l’edera, pur essendo più lontana che mai.
Ho 22 anni, e 22 anni sembrano pochi (dice De Gregori, più o meno). Ma se non ci penso adesso, quando ci penserò? Per ora, posso solo aspettare, e vedere che succede.
Ci ho pensato, Stephen, e ha senso, ma non fa per me.
Accidenti, in queste ultime righe sembra che sia tornato il ragno.

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