Il ragno e la volpe

Un tranquillo venerdì pomeriggio, e il ragno non aveva di meglio da fare che penzolare a testa in giù osservando la neve ostinata non sciogliersi, dando attenzione ora ai soffici cumuli bianchi (ma parecchio sporchi), ora al cielo, che come si sa nel primo pomeriggio rende malinconici.
Improvvisamente, un luccichio in lontananza attirò la sua attenzione. Pensava di essere solo. Ma dal momento che qualunque cosa è più interessante dei mucchi di neve sporca, si concentrò sul luccichio.
Si calò giù di colpo. Zampettando velocemente si avvicinò, ma non vide più nulla. Allora iniziò ad arrampicarsi sull'olmo più vicino, sperando di rivederlo. Arrivato in cima, fece appena in tempo a vedere qualcosa guizzare dietro a un cespuglio.
Scese dall'albero e aggirò il cespuglio con circospezione. Come un fulmine a ciel sereno, la vide.
Una volpe meravigliosa, brillante come un fuoco estivo.
Il ragno si avvicinò.
La osservava, notava ogni sfumatura di un arancione che sembrava aver vita propria. All'improvviso, i raggi del Sole colpirono la volpe, quasi a volerla abbracciare, abbagliandolo.
Qualcosa, però, mise in fuga la volpe. Giratasi di scatto, fuggì via.
Il ragno fece per correre di nuovo sull'Olmo per capirne la direzione, ma, pur nella sua fretta, non poté fare a meno di notare che dal cespuglio cadevano delle goccioline d'acqua: la neve aveva iniziato a sciogliersi.
Rallegratosi al pensiero, ricominciò a zampettare verso l'olmo.

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