dritto, rovescio


Il ragno uscì dal suo buco, stropicciandosi gli occhi, e si guardò intorno. Aveva nevicato!
La neve, quella dannata poltiglia bianca che strappa tutte le ragnatele intessute con cura! Il ragno uscì, fece tre o quattro passi sulle sue lunghe zampette, e dopo essersi scrollato di dosso la neve, frullando come un passerotto intirizzito, fece un respiro profondo. Una nuvoletta di vapore uscì dalla sua boccuccia zannuta, disperdendosi nell’aria ghiacciata.
“Che diamine, pensavo di potermene restare a dormire almeno fino alla fine dell’inverno!” borbottò fra sé e sé (il nostro ragno, come avete capito, non è particolarmente dinamico o diligente).
E, canticchiando una canzoncina, si gettò nel vuoto per ricamare una nuova tela.
Dritto, rovescio,
dritto, rovescio,
dritto, rovescio…

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