"noi diventiamo vecchi ma guardiamo sempre le stesse ragazze"

Da quanto tempo il ragno non aveva compagnia, nel suo anfratto buio?
Da quanto tempo stava tessendo la sua tela intricata, monumento a una vita solitaria e indaffarata?
Se ne era dimenticato.
Era inverno o primavera?
Autunno, forse?

Davvero, se ne era dimenticato.
Stiracchiandosi, zampettò fino al grumo di terra che chiudeva quasi del tutto la piccola cavità, e il Sole, filtrando, si stiracchiò a sua volta, illuminando l'umidità aggrappata alla ragnatela. Il ragno osservò soddisfatto il suo capolavoro e si diresse fuori.
C'era un'aria strana, fredda ma frizzante. Probabilmente era ancora inverno, sì, ma volgeva al termine.
Si arrampicò su un sasso vicino per scrutare il sottobosco, quando vide una meravigliosa cerva, con gli occhi color quercia e il manto lucido. Si muoveva furtiva ma leggiadra, come un tutt'uno con il manto di foglie ormai marce che ricopriva il terreno, in attesa che qualche sporadico croco andasse a punteggiarlo.

Il ragno era lì, imbambolato a fissarla, quando si accorse del tasso con il muso affondato nella sua conca scura. Che diamine!
Aspettò che il tasso se ne fosse andato e andò a controllare i danni. La tela era tutto sommato integra, ma i dettagli più raffinati erano irrimediabilmente perduti. Ripensò alla cerva.
Di buona lena, si rimise al lavoro, ma non prima di aver fatto entrare un po' di Sole.



[grazie al Pere per il titolo]

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