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alive

Tic, toc, scorre veloce il tempo. Silenziosa, la sabbia precipita verso il fondo della clessidra in giornate che si susseguono grigie. Cerchi la luce a tentoni, sapendo che è lì ma non riuscendo mai a raggiungerla. Poi, inaspettatamente, si accende. Pensieri madidi mi attraversano la testa pulsante, penso, penso, penso che penso troppo e la testa mi pulsa di più, sono stanco, il volume è alto e le luci balenano come locuste solitarie d’estate, un’estate che comunque si nasconde oltre le nuvole grigie, la pioggia fredda e le stufe accese. Ormai nemmeno pensare a Lei mi conforta, tutto mi sembra figlio di una monotonia distruttiva. “HEY, I, BUT, I’M STILL ALIVE!” Una scossa: non saprei nemmeno come definirla. Improvvisamente, capisco e mi sveglio. Improvvisamente, sono di nuovo vivo. Sempre che fossi morto. Hey I, oh, I'm still alive Hey I, but, I'm still alive Yeah I, ooh, I'm still alive grazie.

ecce bombo

Il ragno era di cattivo umore, non perdeva neanche tempo a tessere tele, dato che la pioggia le inzuppava una dopo l'altra. Contemplava il plumbeo grigiore della campagna, riflettendo sulla primavera non ancora arrivata. Scrutava l'orizzonte oltre le colline, corrucciato. All'improvviso, un bombo si avvicinò ronzando felice. Al ragno dava quasi fastidio, nella sua felicità cicciona. "Ehi, ciccione! Dove credi di andare?" "Che domande, sono in cerca di delizioso nettare!" "Guarda che è ancora tutto morto." "Non credo... guarda quell'acacia, ad esempio." Il ragno sollevò gli occhi, e vide un'acacia tempestata di meravigliosi fiori bianchi. "Diamine! Hai ragione, non ci avevo fatto caso." "Non è sempre così, Ragno? Quante cose ci sfuggono, ogni giorno? Quanti fiori sbocciati non vediamo?" Prima che il ragno potesse rispondere, il bombo volò via. zzzzzz. Venne la sera, e il ragno era già più allegr...

hai presente una vita a cantare in un pullman?

Il treno corre, il tempo vola e la musica stempera il desiderio. I vasti campi sono offuscati dalla foschia, mentre la città aspetta alla fine delle rotaie. Non è forse questo ciò a cui miriamo tutti? Una felicità effimera nella sua perfezione. Mentre le campagne lasciano il posto ai palazzi ingrigiti e tristi di Milano, assecondo ogni mio pensiero e mi lascio cadere nel vuoto abbraccio del presente. "son scoppiato così e così."

in morte di Tyche [carme]

Ogni giorno lottiamo contro il destino: ma il destino non è una cosa scritta, prestabilita. È semplicemente l’imprevedibile, Tyche (quella di Tucidide). Ecco, noi ogni giorno combattiamo contro Tyche. Non è nemmeno una battaglia persa in partenza, semplicemente non è una battaglia. Perché Tyche non combatte, Tyche semplicemente è. Anche una cosa così semplice come farsi avanti, chiedere o dare un numero di telefono, può diventare complicato come cercare di accendere un fuoco senza fiammiferi, accendini o manuale delle Giovani Marmotte. Se poi uno è già imbranato di suo, non ne parliamo. Quindi, come possiamo gabbare Tyche? Non possiamo batterla, perché non stiamo lottando, e non possiamo preoccuparcene ogni volta (e lo facciamo, troppo spesso). Possiamo guardare oltre, però. Possiamo buttarci, senza pensarci troppo ogni volta. Di solito funziona. Non resta che provare (di nuovo).

index

Come moriamo? Moriamo di corsa, con il sapore del sangue in bocca, il fiato corto e la fronte sudata. Moriamo sputando quell'ultimo brandello di umanità che ci resta, tra un caffè e l'altro. Moriamo senza avere il coraggio di confessare la bellezza quando sarebbe così semplice, così bello. Moriamo ascoltando per l'ennesima volta quella canzone, sperando che oggi ci aiuti ad andare oltre. Moriamo senza vedere mai il Sole, eppure cercandolo perennemente. Vorremmo vivere, ed è già ieri.

paura

Paura, paura, paura. Cos’è la paura? Ve lo spiego io, cos’è la paura: non è niente. La paura è una bestia con cui ho avuto spesso a che fare, in questi ventitré anni. Paura di non essere all’altezza, paura di essere preso in giro, paura del buio, paura di essere da solo. Generalmente, fin da quando ero piccolo, ho avuto dei problemi a relazionarmi con le persone: all’asilo, perché ero bravo ed educato (fatto ovviamente intollerabile dai compagni); alle elementari, perché ero bravo, educato e avevo le gambe storte (ah, i bambini e la loro leggiadra crudeltà), che ancora ho, per inciso; alle medie, perché ero bravo, educato, avevo le gambe storte, mi faceva schifo il calcio e non bestemmiavo agli allenamenti (di calcio: ebbene sì); alle superiori la situazione ha iniziato a migliorare: di certo non ero il più figo, ed ero abbastanza grasso, oltre che originale nel modo di vestire (dando spesso retta a mia madre su scarpe tremende) ma c’erano altre persone come me, e ho superato ...

Il ragno e la volpe

Un tranquillo venerdì pomeriggio, e il ragno non aveva di meglio da fare che penzolare a testa in giù osservando la neve ostinata non sciogliersi, dando attenzione ora ai soffici cumuli bianchi (ma parecchio sporchi), ora al cielo, che come si sa nel primo pomeriggio rende malinconici. Improvvisamente, un luccichio in lontananza attirò la sua attenzione. Pensava di essere solo. Ma dal momento che qualunque cosa è più interessante dei mucchi di neve sporca, si concentrò sul luccichio. Si calò giù di colpo. Zampettando velocemente si avvicinò, ma non vide più nulla. Allora iniziò ad arrampicarsi sull'olmo più vicino, sperando di rivederlo. Arrivato in cima, fece appena in tempo a vedere qualcosa guizzare dietro a un cespuglio. Scese dall'albero e aggirò il cespuglio con circospezione. Come un fulmine a ciel sereno, la vide. Una volpe meravigliosa, brillante come un fuoco estivo. Il ragno si avvicinò. La osservava, notava ogni sfumatura di un arancione che sembrava a...