"am Ende tut es weh"
C’è
un palco, appena illuminato di un fioco rosa che colora le nuvole grigie, su
cui infiniti attori recitano ogni giorno un copione spesso già scritto. Le assi
scricchiolano sotto i passi di un coprotagonista nervoso e irrequieto, mentre
innumerevoli comparse si affannano e si azzuffano, sperando di essere ricordate
da un pubblico addormentato. Non c’è tetto, nel teatro, ma la pioggia si
trattiene, quasi a voler dare la possibilità agli attori di raccontare la loro
storia.
È
autunno.
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