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da un amico.

"Vorrei fare un augurio: che questo Natale possa portare a tutti un po’ di coraggio per credere che ci sia ancora qualcosa in cui vale la pena di credere. Penso che tutti ne abbiamo davvero bisogno. Auguri di Buon Natale." Vincenzo Di Francesco

God rest ye, merry gentlemen

La porta scricchiola aprendosi, e l’aria fredda si ferma bruscamente fuori dalla porta, non azzardandosi neanche a sbirciare dentro. Il crepitio del fuoco saluta, e la luce arancione come il tramonto sul monte lo abbraccia. Si toglie la giacca, e sospirando si siede in poltrona. Sembra quasi banale, pensa, sorridendo. Legge e rilegge il biglietto, felice. Fuori dalla finestra la notte avvolge la valle, il lago, la ferrovia e i campi, e il vento sussurra una ninna nanna dolce come le colline tutto attorno. “I look at the world and I notice it’s turning…”

the way your heart sounds

Un’alba fugace, il tempo di un battito, come ritrovare una vecchia foto in un baule. Così lontani, così vicini, come la cima del monte arancione e la neve su in alto. Alcune persone hanno il fuoco dentro, in qualunque circostanza, e mi sento così piccolo, a volte. Il vecchio ragno è ancora lì, si ferma a guardare la tela e resta imbambolato davanti alla farfalla che le svolazza intorno come a complimentarsi. Mi sorride, felice. Corpi e anime, gli occhi chiusi, il vento che scompiglia i capelli, il mare che sussurra una ninna nanna. Tornando a casa, gli occhi aperti, la mente viva, il cuore in fiamme.

come ruggine

Ascolta il rumore del treno che lascia la valle, sparendo in una galleria. “Non riesco proprio a dimenticarmi il tuo sorriso. Sorrisi ne ho visti tanti, ma il tuo è speciale. Un sorriso sincero, di cuore. Sincero come il mare d’inverno. Se penso a te mi viene la saudade, che è una parola portoghese intraducibile, che è il senso di nostalgia per qualcosa che non è mai successo. Due mondi opposti, probabilmente. Si sta facendo sera, e il Sole non si specchia più nel lago.” Pensieroso, si fruga nelle tasche cercando le prime stelle nel cielo scuro, e a tastoni trova una foglia dorata, rimasta lì chissà da quanto. Ne sente il profumo, e guarda il lago, come a volerla lasciare lì a galleggiare. Sospira, la rimette in tasca e si dirige verso casa.

la memoria del lago

Era un chiaro pomeriggio di tardo autunno, e le rive del lago erano tinte di talmente tanti rossi e arancioni da offuscarne la bellezza. Ci passeggiava intorno, pensieroso. “Alla fine, il lago è malinconico. Sta lì, in mezzo alle montagne, non si muove, e osserva ciò che gli sta intorno. Ogni tanto qualche pesce lo solletica, il vento lo accarezza e le foglie lo baciano delicatamente. Lui resta lì, impassibile. Alcuni laghi, certo, hanno dei fiumi che entrano ed escono, ma questi lasciano il tempo che trovano. Tutto ciò che cade nel lago resta lì, e lui non può dimenticarselo. Per questo è malinconico: ciabatte, lavatrici, monetine, anelli nuziali, vecchi vestiti, lacrime di saluti amari e amori perduti. È tutto lì, sul fondo, assieme ai sassi, che del lago custodiscono i ricordi.” All’improvviso, il suo riflesso nell’acqua lo guarda serio, e non può fare a meno di sorridere. Lontano, un treno viaggia sferragliando tra le valli, e il sole sta per tramontare.

bleak

così finisce, lavata via dalle mie mani fredde in un lavandino dell'ospedale. finisce, ma non se ne va. resta, con il tuo profumo, nelle nuvole nere d'inverno e nel vento gelido del pomeriggio. lascio che sia la musica a gridare per me, e inghiotto le lacrime.  "i sassi scricchiolano di nuovo sotto le scarpe, e mi si chiude lo stomaco quando capisco. il mattino arriverà, ma per ora è notte. lunga, buia e fredda."

"lose yourself"

"dove cazzo sono finito? è buio, fa freddo e non ho idea di cosa ci sia davanti a me. e domani, ah, ci devo arrivare, a domani. le mani mi fanno male, e gli occhi bruciano. solo il rumore dei sassi ad accompagnarmi. c'è un lampione, fioco, dapprima, ma più brillante man mano che mi ci avvicino. la luce è quasi disturbante, mi mette a disagio. e improvvisamente sono solo nel nulla creato dall'ombra profonda oltre la luce. c'è un cartello." Perdetevi. Senza farvi (troppo) male. Non esiste misura nello smarrimento... è una cosa a cui bisogna essere preparati. "riprendo a camminare, mi getto nell'ombra. dopo i sassi trovo un prato, e mi lascio il lampione alle spalle, ad affievolirsi. continuo a camminare. basta aspettare, e arriverà il mattino." grazie, di nuovo.